La canzone dei cuori felici by Salvatore Vitellino

La canzone dei cuori felici by Salvatore Vitellino

autore:Salvatore Vitellino [Vitellino, Salvatore]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2024-03-07T15:01:02+00:00


Stare in apnea

Io e Roscia avevamo fatto pace. Solo noi due, però, perché lei non avrebbe mai chiesto scusa a Gilda e Nada, e quindi ancora non si parlavano. In pratica se potevano si evitavano. Ridicole.

Ovviamente cercavamo di non andare in quattro in bagno per evitare che le prof o le bidelle pensassero chissà che, anche se Roscia e Amina continuavano a starci un casino e se ne fregavano.

Una mattina, all’ultima ora, stavo andando in bagno e Roscia tornava. Non mi ricordavo nemmeno che era lì, sarà stata fuori tutta l’ora, ma tanto era matematica e per Nobita se lei stava fuori era meglio. Il corridoio era deserto. Lei mi fa: «Amo, hai visto che non c’è la bidella?».

In effetti in fondo al corridoio, davanti all’ingresso, il tavolino dove di solito sedevano i bidelli era vuoto. Strano, perché se per caso entrava qualche genitore per qualunque motivo, tipo prendere in anticipo il figlio che stava male, veniva sempre accolto dalla bidella.

«Sì… strano. E quindi?»

«Quindi? Se usciamo prima e ce ne andiamo al bar?»

La guardai come se mi avesse proposto di commettere un omicidio. Non era solo violare una regola sacrosanta, che senso aveva evadere da scuola mezz’ora prima della fine delle lezioni?

«Ma che senso ha? Fra mezz’ora usciamo… E poi, ce ne andiamo e lasciamo tutto in classe?»

«E vabbè, che te frega! Tanto se non rientriamo il nerdone manco se ne accorge».

«Lo dici tu. E se se ne accorge e chiamano la polizia e i genitori?»

«Minchia come la fai complicata, miss perfettina…»

Certe volte, come in quel momento, avevo la sensazione che Roscia lo facesse apposta a sparare queste cose esagerate, era parte del suo “essere Roscia”. Non capivo però se se ne rendeva conto o non riusciva a controllare questo suo lato “esagerato”.

«Ma perché devi fare così? Non ti capisco… poi se lo scoprono tuo padre o Giorgione ti fanno un culo al quadrato».

«Va bene, faccio la brava, che palle che sei!»

Lo sapevo, bastava nominare Giorgione e cambiava faccia, era l’unica minaccia che la faceva rigare dritto. Si allontanò. «Vado in classe. Nel pome io e Amina andiamo a prenderci dei rossetti e smalti sul viale. Vuoi venire?»

«Uhm, perché no? A che ora?»

«Alle cinque».

«Dai, ci sarò, a dopo…»

Quel pomeriggio, prima di uscire, mamma mi aveva salutato nel solito modo: “Stai attenta” e “Mi raccomando”. Ci teneva che mi muovessi indipendente per la città, ma, lei non se ne rendeva conto, mi trasmetteva un’ansia incredibile, soprattutto dopo la notte del casino con Kia. Che significa: “Stai attenta?”. Non è che alle cinque di pomeriggio vado a cercare l’angolo con gli spacciatori e gli chiedo una sigaretta, o se vedo un gruppo tipo gang gli taglio la strada. E poi il viale era a cento metri da casa di Roscia, era “il suo territorio” come diceva lei, che infatti si sentiva tranquillissima.

Pinky’s era il nostro regno. Senza offesa ma tu, non perché sei anziano ma perché sei maschio, non puoi capire queste cose. La gioia di scegliere vari colori per dipingersi le



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